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DAL PROSECCO ROSE' AL CALO DEL MERCATO DEI "FINE WINES"
da WineNews.it
03/01/2020
Fotografia Il 2020 è iniziato, ma c’è ancora tempo per lanciarsi in previsioni e profezie in salsa enoica, cercando di immaginare le novità, le possibilità, ed anche le difficoltà dei prossimi 12 mesi. A partire, nei trend individuati dal magazine britannico “Decanter”, dal Prosecco rosé, incontro ideale di due tendenze di lungo corso e di lunga crescita, quella delle bollicine e quella dei vini rosé: le prime bottiglie di Glera e Pinot Nero, dopo la modifica del disciplinare di produzione del Prosecco votata qualche mese fa, saranno sul mercato entro la fine dell’anno.

E se per i rosati, come dimostra l’investimento monstre del Gruppo Lvmh su Château d’Esclans, produttore del popolarissimo Whispering Angel, il 2020 sarà, con ogni probabilità, un altro anno di crescita, le possibili sorprese potrebbero arrivare dai vini italiani prodotti da appassimento, che negli ultimi due anni hanno rosicchiato quote importanti dai Malbec argentini, ma anche dai vini austriaci, come il Grüner Veltliner ed il Blaufränkisch, e dai vini certificati “vegan”, sempre più numerosi sugli scaffali.

Anche i vini naturali, nonostante la difficoltà di categorizzarli in maniera definitiva, continueranno a ritagliarsi spazio, restando comunque una nicchia, ma molto ben posizionata nelle carte dei vini, anche grazie ad un’esposizione mediatica che li ha visti spesso al centro del dibattito. 

Difficile, al contrario, farsi troppe illusioni sul mercato dei fine wines, perché dopo un decennio caratterizzato dal calo di rilevanza di Bordeaux (ancora ampiamente il territorio più scambiato e quotato, ndr) non sarebbe inatteso un calo del giro d’affari, nell’ordine del -1% al mese, almeno stando ai rumors che arrivano dai fondi di investimento britannici. Anche perché, la situazione geopolitica, come stiamo raccontando da mesi, non è certo delle migliori per il mondo del vino.

Restando in Europa, dopo la Brexit la Gran Bretagna dovrà ridiscutere i propri accordi commerciali con i Paesi dell’Unione Europea, ed il risultato, ad oggi, è imprevedibile. Situazione potenzialmente peggiore quella che rischia di palesarsi Oltreoceano, dove Trump minaccia dazi del 100% su tutto il vino europeo, senza alcuna distinzione: gennaio sarà il crocevia, nella speranza che, nell’anno delle elezioni presidenziali, la cautela abbia la meglio sul pugno di ferro. 

Infine, il climate change, tutt’altro che una novità, con il mondo del vino che nel 2019 ha puntato forte sulla ricerca per non farsi trovare impreparato, una strada da percorrere con la stessa identica convinzione anche nel 2020.